RICEVO E PUBBLICO
Riflessioni di una maestra
Per anni ho sempre affermato che la scuola a Caivano era una scuola “speciale“, una scuola che mi ha insegnato tante cose. In questo paese ho trovato dirigenti scolastici e personale preparato dal quale ho carpito tante belle esperienze educative. In questo territorio ho trovato scuole che erano scuole, costruite per ospitare studenti, con tanti problemi, infiltrazioni e danni vari. Eppure si parla di Caivano e della mia scuola come un inferno, luogo dal quale tutti scappano, luogo dove la dispersione è una piaga più che in altri posti. “Insegni a Caivano? Dove i docenti non restano, scappano … ” eppure guardandomi intorno noto che nella mia scuola stiamo invecchiando insieme. Io, pur essendo la più giovane di permanenza, sono qui da oltre otto anni mentre la maestra Carmela e molte altre stanno in questo “inferno” da oltre venticinque anni. Qualcosa non quadra ! Hanno ragione le tv e i giornali o le mie riflessioni e le mie convinzioni? Aprendo il mio registro di classe e controllando le assenze degli alunni noto che tutto è nella norma, guardando i trasferimenti noto che nessuno va via. Allora chi ha ragione? Le scuole del territorio hanno sempre dimostrano di funzionare benissimo raggiungendo ottimi obiettivi, vincendo premi, dimostrando all’Italia tutta che siamo una scuola che funziona. Allora dov’è il problema? Chi ha ragione? Essere etichettati per cattivi maestri dai mass-media è brutto. Io non ci sto! Chi ha interessi a far emergere solo le difficoltà e le “anomalie” di Caivano? Le difficoltà esistono qui più o meno come quelle che emergono in altre città. La scuola è vittima di un mondo dove l’apparire conta più della sostanza, dove i mass- media ti mortificano e ti affondano rendendoti mediocri tutti, senza sconti e senza darti una chance di replica. La scuola caivanese è “normale” o un “inferno“? I diecimila ragazzi che ogni giorno vanno a scuola a Caivano vorrebbero sapere se la loro scuola, i loro insegnanti e i loro dirigenti sono quelli (mediocri) raccontati dai giornali o altro. Ai posteri l’ardua sentenza.